GLOSSARIO DELLE FRASI FATTE

QUESTA è SOLTANTO LA LETTERA “A”

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A babbo morto
Il significato iniziale è di restituire dei soldi senza una data precisa (quando si sarebbe riscossa l’eredità a seguito della morte del padre), poi ha assunto altri significati, spiegati nella voce.
Abbassare la cresta
È il gesto con cui i galli, prima o dopo un combattimento, riconoscono la superiorità dell’avversario. Dal mondo contadino l’espressione ci è arrivata con il senso di “calare le proprie pretese”, “riconoscere la propria inferiorità” o anche solo “far (di) meno l’arrogante / non fare tanto l’arrogante”.
A bizzeffe
In grande abbondanza. Questa frase ha diversi sinonimi: a iosaa gogò.
A bocca asciutta
Senza il bottino che si prevedeva di ottenere. Restare a bocca asciutta.
A bocce ferme / A palle ferme
Come nel gioco delle bocce la distanza dal pallino e di conseguenza i punti si assegnano solo a bocce ferme appunto, in certe situazioni è bene attendere che gli eventi in corso siano terminati per procedere a una valutazione o a un’ulteriore azione.
A botta calda
Nell’immediatezza dell’accadimento.
A braccia aperte
In modo accogliente ed affettuoso.
A braccio
“Pressappoco” intendendo qualcosa misurato a braccio invece che con il metro. Simile all’espressione “a spanne”. Un discorso a braccio, è un discorso non scritto, non preparato.
A briglia sciolta
Senza freni. Le briglie, nel caso di un cavallo in corsa, rappresentano i freni ed i comandi in generale.
A buon mercato
Con poca spesa, a buon prezzo.
A calci nel sedere
Senza alcun riguardo.
A caldo
Poco dopo l’accaduto, quando se ne ha ancora viva l’emozione. In traumatologia si intende anche il momento in cui avviene il trauma durante l’attività fisica (in cui il corpo e la parte interessata aumentano di calore).
A casa mia
Dal mio punto di vista, secondo me.
A chi tocca?
Chi è il prossimo (di turno, della fila, della lista, nell’ordine del gioco)?
A colpo d’occhio
Sommariamente, a prima vista.
A colpo sicuro
Sapendo di non sbagliare, mossa di cui si conosce l’esito.
A corpo morto
Lasciare cadere il proprio corpo senza opporre alcuna resistenza.
Acqua cheta
L’espressione proviene da un proverbio: L’acqua cheta (chieta) scava i ponti. Si definisce acqua cheta un individuo tranquillo che con costanza è in grado, cheto cheto cioè senza tanto clamore né in aperta competizione, di eliminare ostacoli in apparenza inamovibili; o, in negativo, chi apparentemente non sembra crear problemi ma a un bel momento potrebbe esser proprio quello che sconvolgerà tutto.
L’espressione deve parte del suo successo alla commedia L’acqua cheta (1908) di Augusto Novelli.
Acqua e sapone
Si dice di una ragazza che non fa uso di altro cosmetico che l’igiene personale per valorizzare la propria bellezza. Ragazza sincera.
Acqua in bocca
“Non dire niente, non parlare!” Invito esplicito e complice a non parlare di qualcosa con qualcun altro: rigorosamente come se si dovesse tenere dell’acqua in bocca, cosa impossibile ovviamente se si prende a parlare.
A cuore aperto
Sinceramente, senza difese o diffidenze.
A cuor leggero
Compiere qualcosa superficialmente, senza pensare alle conseguenze.
A denti stretti
Nelle espressioni «una risata a denti stretti», «ridere a denti stretti», detto del ridere procurato da qualcosa che comunque produce anche una certa amarezza e quindi non permette di godere pienamente dell’aspetto ironico. Altro significato è quello di cercare di ottenere qualcosa anche con grande sforzo.
A Dio piacendo
“Sperando che vada tutto bene”.
Ad ogni morte di Papa
“Molto raramente”. La morte di un Papa è considerata un evento relativamente raro. Ad esempio: In Sicilia nevica a ogni morte di Papa; in Sicilia nevica molto raramente.
A doppio taglio
Detto di cosa che ha degli effetti sia positivi che negativi, e che quindi necessita di cautela nell’usarla.
Affé di Bacco
A fede di Bacco. Si invocava simbolicamente il dio Bacco come testimone senza tema di smentita per garantire che in una locanda si mangiava e si beveva bene.
A fior d’acqua
Molto vicino alla superficie dell’acqua. Qui “fiore” – forse per traslato dal fiore come parte più alta della pianta – indica la superficie di un oggetto (anche liquido) o comunque la sua porzione vicina alla superficie stessa. Cfr. “affiorare” per “emergere”. Un altro esempio è la voce successiva “a fior di pelle”, o anche “fior di latte” per indicare la panna che, come è noto, galleggia sul latte grazie alla sua minore densità.
A fior di pelle
Molto vicino alla superficie della pelle, epidermico. Un’impressione a fior di pelle “Un’impressione immediata, istintiva, epidermica”. Avere i nervi a fior di pelle “Essere molto sensibili, suscettibili”.
Affilare le armi
Prepararsi a uno scontro.
A fondo perduto
Senza dover restituire l’investimento iniziale.
A freddo
A distanza di tempo, quando gli animi si sono calmati.
A frotte
“In gruppi” quindi “abbondantemente”. Detto originariamente di persone. I bambini escono di scuola a frotte.
Agli sgoccioli
Vicino al termine, agli ultimi istanti, alle ultime risorse.
A gogò
“in grandi quantità, a profusione”. Dal francese à gogo, attraverso l’inglese a go-go.
A naso
Intuitivamente.
A pelle
Ad una prima impressione.
A iosa
“In grande abbondanza, un’infinità”. Secondo il Vocabolario Etimologico di Pianigiani da “chiosa”, nel significato passato di “monetina”, in grado quindi di acquistare solo cose di cui c’era abbondanza; oppure, attraverso il provenzale, dal “gaudium” latino. Secondo l’Etimologico DELI di Cortelazzo-Zolli l’origine è tuttora da ritenersi ignota. In alcune parti del Nord Italia si usa, in alternativa, l’espressione “a ioia”.
Ai posteri l’ardua sentenza
Su certi argomenti, oggi troppo controversi, toccherà ai posteri pronunciarsi. La frase celebre è tratta da due versi de Il cinque maggio, il componimento poetico più celebre di Alessandro Manzoni. Il giudizio che Manzoni rimanda ai posteri è quello sulla vita di Napoleone BonaparteFu vera gloria?
Ai tempi in cui Berta filava
Ai tempi antichi. La Berta in questione è Berta la piedona, moglie di Pipino il Breve e madre di Carlo Magno, beata e patrona delle filatrici.[1]
Ai tempi di Carlo Codega
In un tempo vecchio e sorpassato. Espressione tipica della zona di Milano.

In Veneto in vece si dice «Ai tempi di Marco Caco».

Al dente
Il modo di dire indica il grado di cottura di riso e pasta, quando non sono interamente cotti o comunque sono ancora caratterizzati da una certa compattezza.
Al di là del bene e del male
L’omonima opera di Friedrich Nietzsche (1886) era una requisitoria contro i sistemi filosofici dominanti. L’omonimo film di Liliana Cavani (1977) era a sua volta ispirato alla tormentata biografia di Nietzsche. Oggi a volte si definisce al di là del bene e del male un’opera d’ingegno (libro, film, opera d’arte, ecc. ), talmente bella (o brutta) da meritare una categoria a sé, fuori dai canoni artistici codificati; oppure un personaggio pubblico talmente celebre da far “saltare” le abituali convenzioni morali (Xxx è ormai al di là del bene e del male, etc).
Al di sopra di ogni sospetto
Insospettabile
Alla bell’e meglio
In maniera approssimativa.
Alla buona
Senza particolare puntiglio o precisione.
Alla buon’ora
Con ampio ritardo, in senso ironico.
Alla bersagliera
Letteralmente “di corsa”. Frase resa famosa nel film Fantozzi contro tutti, con il protagonista alle prese con una bicicletta.
Alla carlona
Significa “alla buona”, “senza pretese”, “senza cura”. Il “re Carlone” dei poemi cavallereschi è in realtà Carlo Magno, che anche dopo l’incoronazione a Sacro Romano Imperatore non rinunciò mai alle sue abitudini e ai suoi abiti un po’ grossolani. Il modo di dire è attestato nella letteratura italiana sin dal 1400 (ad esempio, in Pietro Aretino).
All’acqua di rose
“Eccessivamente diluito, di debole effetto”. Ad es.: Un farmaco all’acqua di rose: un farmaco blando o che non ha sortito l’effetto desiderato. Si dice anche di una situazione che si presenta senza difficoltà.
Alla fine della fiera
In sostanza, in ultima analisi.
Alla fine della giostra
Alla resa dei conti.
Alla garibaldina
Compiere un’azione alla garibaldina significa intraprenderla senza troppe cautele, d’impeto, con avventatezza e slancio temerario. L’espressione è un chiaro riferimento ai metodi di combattimento usati da Giuseppe Garibaldi, e in particolare allaSpedizione dei Mille.
Alla grande
Magnificamente.
All’americana
Si dice di cosa fatta in grande stile, oppure in un modo inusuale o con gusto grossolano.
All’arma bianca
Nelle battaglie campali era l’ordine impartito ai soldati per continuare a combattere con le spade o le baionette una volta che avevano terminato le munizioni dei loro fucili. Le armi da taglio o da punta (pugnali, spade, baionette), sono dette armi bianche. È un calco (medievale?) dal germanico blanch (tedesco moderno blank), che significava anche “splendente”: si tratta di armi metalliche, che quindi scintillano al sole.
A volte l’espressione viene usata, con una sfumatura vagamente parodistica, per indicare uno scontro dialettico molto acceso tra due persone: una variante altrettanto diffusa è alla baionetta.
Alla romana
Viene così definita la modalità di dividere una spesa in parti uguali fra tutti i partecipanti, senza tener conto dell’effettiva fruizione di ciascuno di loro.
Alla “viva il parroco”
In maniera approssimativa o plateale, alla buona
Alle perse
Quando tutto è perduto, come ultima opzione.
Alle prime armi
Si dice di persona con poca esperienza. Probabilmente deriva dall’ambiente militare.
Al passo coi tempi
“Stare al passo coi tempi” significa conoscere e usare i mezzi, le soluzioni, più aggiornati.
Alti papaveri
Persone importanti, generalmente in ambito militare o politico.
Altro che storie
Locuzione che intende sottolineare ed enfatizzare la verità di un’opinione o di un fatto contestato. La parola storie caratterizza i possibili dissensi come fatti inventati oppure scuse. Es.: «Ma che c’entrava esser poveri? È che erano sudici, altro che storie!» (La ragazza di Bube).
Altro giro altra corsa
Indica in modo ironico una ripetitività quasi ossessiva di una certa azione, specie se giocoforza dopo un primo iter infruttuoso. Deriva dall’espressione usata dai giostrai nei luna park.
Alzare i tacchi / Ritirarsi in buon ordine
Andare via. S’usano dire più spesso quando si tratta di una situazione critica in cui conviene farlo, come di mezza fuga, mezza sconfitta, ritirata strategica.
Alzare il gomito
Bere oltre misura (alcoolici), perché solo alzando il gomito un ubriaco riesce ancora a svuotare il bicchiere.
A memoria d’uomo
A quanto si ricorda, da sempre.
Amico del giaguaro
Amico del tuo nemico. “Nasce da una barzelletta che racconta di un presunto cacciatore di giaguari, al quale un amico ricorda tutte le difficoltà che potrebbe incontrare. Alla fine l’uomo chiede all’altro se sia più amico del giaguaro che suo. Significa mettere in dubbio la lealtà di un amico che, secondo noi, solleva troppe obiezioni. Nel parlare comune è entrata grazie al varietà televisivo L’amico del giaguaro condotto da Corrado e trasmesso su Raiuno dal 1961 al 1964, che a sua volta faceva riferimento al titolo di un film del 1958 nel quale recitava Walter Chiari.”
Ammazzare il tempo
Trovare espedienti per passare il tempo, in un modo o nell’altro.
Ammesso e non concesso
Supposto, per il momento, che le cose stiano così, pur senza riconoscerlo in via definitiva.
Andare a Canossa
La frase significa “umiliarsi, ammettere di avere sbagliato”. A Canossa, nell’inverno del 1077, l’imperatore Enrico IV attese per tre giorni e tre notti, scalzo e vestito solo di un saio, di essere ricevuto e perdonato dal Papa Gregorio VII. Ma il conflitto tra i due (la lotta per le investiture) era destinato a riaprirsi di lì a poco.
Andare a dama
Arrivare all’obiettivo prefissato.
Andare / cascare a fagiolo
Capitare a proposito, al posto e al momento giusto.
Andare a farsi benedire
Frase usata nell’abbandonare ciò che si sta compiendo senza aver ottenuto nulla. La benedizione è un atto per richiedere un intervento divino. Quando non si ha più speranza d’ottenere ciò che ci si aspetta, l’unica possibilità è attendersi unmiracolo.
Andare a gambe all’aria
Fallire (in genere in termini finanziari)
Andare a gonfie vele
L’espressione marinaresca, che significa “navigare sfruttando tutte la forza del vento”, è passata nell’italiano colloquiale, dove viene adoperata per descrivere una situazione in cui tutto sta andando per il meglio.
La locuzione deriva forse dall’analoga espressione latina pleno velo, usata per esempio da Publio Virgilio Marone nell’Eneide (libro I verso 401).
Di significato simile sono frasi come andare a vele spiegate o con il vento in poppa.
Andare a letto con le galline
Le galline, come molti animali diurni, seguono il sole. Andare a letto con le galline significa dunque letteralmente andare a letto al tramonto, per estensione andare a letto molto presto.
Andare a pennello
“Star bene indosso”. Di abiti e qualunque oggetto adoperabile a proprio uso.
Andare a quel paese
Si manda “a quel paese” una persona che ci ha fatto arrabbiare. L’invito ad allontanarsi è un eufemismo, che sostituisce espressioni più forti come Andare al diavolo, all’inferno, in malora o più volgari come Andare a fare in culo. Celebre è la canzone “E va” interpretata da Alberto Sordi, il cui incipit recita, in romanesco: “Te c’hanno mai mannato…a quer paese??!! Sapessi quanta gente che ce sta!!”.
Andare a ramengo
Significa perdersi, fallire nei propri scopi. Deriva verosimilmente dalla forma poetica “andare ramingo” (solo, senza una meta, allontanato da tutti, povero e disperato) ereditata probabilmente dall’italiano volgare dell’Alto Medioevo. Potrebbe anche derivare dal nome del comune in provincia di Asti Aramengo dove pare esistessero delle carceri che ospitavano le persone insolventi o che avevano fatto bancarotta.
Andare a rotoli
Si dice di situazioni, eventi, che “precipitano”: vanno irrecuperabilmente male: “Tutto andava a rotoli”.
Andare a vedere
Tecnica di indagine mirata alla verifica reiterata dello storico.
Andare a zonzo
Non si conosce esattamente l’origine etimologica della parola “zonzo”, che alcuni vorrebbero derivata dal suono che emettono le mosche durante il loro volo notoriamente irregolare ed imprevedibile. Dovrebbe quindi essere solo una formaonomatopeica. Altri lo ipotizzano da “gironzolare” (letteralmente “farsi dei giretti”, ma che suona anche “ronzare in giro”). In ogni caso, ha il significato di “girare senza meta”, anche solo per divertimento.
Andare controcorrente
Essere anticonformisti e diversi dalla massa.
Andare dietro alle chimere
Illudersi di qualcosa di irrealizzabile.
Andare in bianco
Significa non raggiungere lo scopo, non ottenere quanto sperato.
Un pescatore che torna a casa senza pesci “è andato in bianco”.
Un giovanotto che sperava di conquistare una ragazza, ma non conclude nulla… è “andato in bianco”.
Andare in cavalleria
Si dice di un conto che non verrà mai più saldato, un pagamento che non verrà più eseguito, e per estensione un’operazione prevista ma senza più riscontro.
Andare in rosso
Significa “rimanere senza soldi, sforare il budget”. Il “rosso” è un chiaro riferimento al conto bancario. Similare “Essere al verde”.
Andare (finire) in vacca
Si dice di qualcosa che va a finire male.
Andare (filare) liscio
Procedere regolarmente, senza intoppi.
Andare nel pallone / Andare in palla
Restare confusi dalle troppe sollecitazioni (come quelle subite da un pallone da calcio durante un incontro).
Andare per il sottile
Usata come negazione, che non va tanto delicatamente alla questione, ma ci arriva in modo crudo e schietto.
Andare per la maggiore
Essere alla moda.
Andare storto / Non andare per il verso giusto
Procedere o concludersi non positivamente.
Andarsene alla chetichella
Andarsene di nascosto, senza far rumore.
Animale da palcoscenico
Lo si dice di un cantante o di un attore estremamente a suo agio ed espressivo sul palcoscenico.
A occhio e croce
All’incirca, più o meno.
A ogni piè sospinto
Dappertutto, in ogni dove. In continuazione.
A onor del vero / A voler essere obiettivi / Per dirla tutta
In realtà; volendo richiamare altri dati di fatto.
A palla
Al massimo delle capacità o velocità, tipico del centro Italia.
A piede libero
Senza vincoli – senza catena e palla di ferro al piede – come avevano i carcerati in passato
A più non posso
Indica una quantità enorme.
Appendere (le scarpe) al chiodo
L’espressione, usata spesso in ambito sportivo, significa “ritirarsi dall’attività agonistica”. Può essere anche estesa al membro di una qualsiasi categoria professionale che decida di ritirarsi. Le “scarpe” in questi casi sono sostituite da un analogo “ferro del mestiere”; ad esempio, un ciclista appenderà la bicicletta al chiodo; un pattinatore appenderà i pattini; ecc.
Apprendista stregone
Si dice di una persona irresponsabile, che facendo uso di strumenti o sistemi che non sa maneggiare, rischia di causare danni irreversibili.
Apriti, cielo!
Esclamazione che commenta in maniera critica l’inizio di un evento concitato.
A quattro ganasce
Divorare.
A quattro palmenti
Si usa per indicare un modo di mangiare veloce e ingordo, sinonimo di abbuffarsi. “Palmento” è un sinonimo di “macina”, come quelle usate nei mulini. Quindi triturare in grande quantità, come quattro macine.
A ragion veduta
Locuzione avverbiale. “Dopo averne conosciute le ragioni” quindi “oculatamente, opportunamente”.
Argento vivo
L’argento vivo è il mercurio, che ha il colore uguale all’argento, ma è liquido. Si dice di persone che hanno una vitalità eccezionale: “Ha l’argento vivo addosso!”
Aria fritta
Lo si dice di un’idea, un progetto, un discorso, inconcludente, evanescente, privo di sostanza e fondamento.
Armata Brancaleone
Un’accozzaglia eterogenea di persone. L’espressione ha origine con omonimo film di Mario Monicelli (1966).
Armiamoci e partite
L’esortazione ironica si riferisce a chi non ha il coraggio di agire in prima persona e preferisce mandare avanti gli altri. La frase, una chiara parodia dello stile militaresco e in particolare mussoliniano. È pronunciata, ad esempio, da Totò nel filmTotò contro Maciste (1962). Nel 1971 diventa anche il titolo di un film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
A rotta di collo
Riferito quasi sempre a una corsa, anche in senso metaforico, magari lungo un pendio, di un soggetto talmente veloce da rischiare di rompersi il collo in caso di caduta. “Rotta” è una forma antica per “rottura” ricavata direttamente dal participio passato di rompere.
Arrampicarsi sui vetri / sugli specchi
“Sforzarsi invano di argomentare l’impossibile”. Vetri e specchi, essendo molto lisci, non lasciano alcun appiglio.
Arriva la cavalleria
Simile all’espressione arrivano i nostri.
Arrivano i nostri
Si dice solitamente quando arriva qualcuno in soccorso di chi è in difficoltà. La frase ha origine dai classici film western, nei quali il provvidenziale arrivo della cavalleria salvava i protagonisti da morte certa.
Ascesa e caduta
Simile all’espressione “vita morte e miracoli”.
Asilo Mariuccia
Detto di una situazione in cui molti si comportano in modo infantile; prende il nome da un istituto tuttora esistente a Milano (che però non è un asilo infantile).
Aspetta e spera
Faccetta Nera / Bell’abissina / Aspetta e spera / Che già l’ora s’avvicina! / Quando staremo / Vicino a te / Noi ti daremo / Un’altra legge e un altro re!.
La più conosciuta canzonetta coloniale del regime fascista (scritta nel 1935 da Renato Micheli) ha dato vita a un’espressione che conserva ben poco del suo significato originario. Equivale al più usato campa cavallo.
Aspettando Godot
Il titolo della famosa opera di Samuel Beckett ha assunto il significato di aspettare qualcosa che non arriva, e che chi l’aspetta non fa niente per far sì che ciò avvenga.
A spron battuto
Letteralmente “Pungolando ripetutamente con lo sperone”. Quindi “Forzando l’andatura, a tutt’andare”
Assalto alla diligenza
Attacco, anche metaforico, condotto con forze soverchianti ed in modo violento e disordinato, a un bersaglio di valore. Trae origine dagli stereotipi dei film western, nei quali le diligenze, che viaggiano regolarmente isolate e poco difese in territori ostili, sono attaccate o prese in imboscata da bande di fuorilegge. Per estensione quindi qualsiasi azione condotta con queste modalità. Diverso da “sparare sulla croce rossa” per l’implicita connotazione di bottino possibile nei beni trasportati dalla diligenza.
Asso nella manica
Avere una soluzione vincente ancora non svelata ma soprattutto molto inaspettata. L’asso, infatti, in parecchi giochi di carte è la carta con il maggior valore. In passato i bari erano soliti nascondere un asso all’interno delle maniche per barare in maniera più nascosta.
A stecchetto
Con poco cibo, a dieta. Mi ha lasciato a stecchetto “Mi ha offerto un magro pasto”.
Astratti furori
Io ero, quell’inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non di questo mi sono messo a raccontare. Ma bisogna dica ch’erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto. Il celebre incipit del romanzoConversazione in Sicilia di Elio Vittorini ha dato vita a una formula molto usata nella lingua italiana. Essere in preda ad astratti furori può significare perdersi in ragionamenti eccessivamente complessi; oppure (secondo un’interpretazione più prossima a quella del testo di Vittorini), ripiegarsi in una contemplazione indignata dei problemi concreti della società, senza individuare un modo per risolverli. Il richiamo agli “eroici furori“, contenuto nella frase di Vittorini, vale come riferimento al titolo di un’opera di Giordano BrunoDe gli eroici furori (Londra, 1585).
Attaccare bottone
Incominciare in modo improvvisato una conversazione con una persona sconosciuta, spesso usata per indicare l’uomo che ci prova con una donna.
Attaccarsi al tram
L’espressione trova la sua origine nella possibilità per i passeggeri dei più lenti tram del passato di viaggiare, in ogni caso più scomodamente, restando aggrappati alle strutture esterne, specialmente avendolo “preso al volo”, giunti che già partiva o in un passaggio a bassa velocità del mezzo (al tempo operazione consentita): va intesa come la risposta spregiativa di chi invece un posto regolare era riuscito a raggiungerlo (“E io? / C’è posto anche per me?” “E tu ti attacchi / Adesso ti attacchi”).
Oggi l’espressione è utilizzata in senso figurato per indicare la situazione di chi si vede costretto a rinunciare a un obiettivo, per non aver raggiunto le condizioni necessarie a ottenerlo (per esempio, chi è arrivato fuori tempo massimo a un impegno e vi deve rinunciare o perde il proprio turno o ne viene escluso). Equivale a “scordarselo” / “ormai poterselo dimenticare” ecc.
Attrazione fatale
Un rapporto sentimentale – di norma extraconiugale – vissuto con intensità tale da risultare morboso, viene spesso definito nel lessico giornalistico “attrazione fatale”. Il riferimento è a un film di successo del 1988Fatal Attraction (Attrazione fatalenella versione italiana), girato da Adrian Lyne e interpretato da Michael Douglas e Glenn Close.
A tutta birra
“A tutta velocità”. Deriva probabilmente da una traduzione errata dell’espressione francese à toute bride (“a tutta briglia”).
A tutto gas
Variante (più corretta) di a tutta birra.
A tutto spiano
Senza limiti di sorta. Lo spiano era la misura della quantità del grano assegnata ai fornai per la panificazione: se non c’erano carestie o particolari scarsità del prodotto la quantità erogata con profusione era appunto quella a “tutto spiano”, mentre in caso contrario veniva ridotta a mezzo spiano o anche di meno.
A ufo
Senza pagare, in origine in forza di una disposizione superiore, oggi generalmente con una connotazione negativa come ad esempio per una preferenza percepita come arbitraria. Cfr. “Quello scroccone del cugino del padrone viene sempre a mangiare a ufo.” Deriva dalla storpiatura dell’acronimo latino A.U.F. (Ad Usum Fabricae), che veniva scritto su carri e barche che trasportavano materiali per la costruzione di importanti edifici di interesse comune (es. palazzi pubblici e chiese) e per questo esentati da ogni tipo di tassa.
A un bel momento
Un certo momento, ma senza preavviso ovvero arbitrariamente.
Auguri e figli maschi
Tipico saluto di commiato indirizzato verso i novelli sposi. La nascita della frase è legata a una concezione patriarcale della società, in cui l’arrivo di figli maschi è maggiormente auspicabile.
A un palmo dal naso
“Vicinissimo”. A un palmo di mano dal proprio naso. Da non confondere con la simile espressione con un palmo di naso.
A un tiro di schioppo
Vicinissimo, come la distanza di un colpo di fucile (schioppo).
Avanti tutta
Locuzione marinaresca, che significa letteralmente “viaggiare dando ai motori del natante la potenza massima, per andare il più veloce possibile”. Si adopera per chiedere a chi ci ascolta di impegnarsi al massimo e nel minor tempo possibile.
Avere il cuore in gola
“Essere tanto emozionati da non riuscire a parlare”
Avere il dente avvelenato
Essere infuriati.
Avere i numeri (dei numeri)
“Essere in grado di fare una determinata cosa” oppure “essere la persona giusta”.
Avere il pelo sullo stomaco
Essere freddi e cinici.
Avere la coda di paglia
“Sapere di aver sbagliato”. L’espressione è derivata da un proverbio: “chi ha la coda di paglia, ha sempre paura che gli pigli fuoco”. Una persona con “la coda di paglia” si aggira tra gli altri con sospetto, per il timore che qualcuno noti le sue colpe o i suoi difetti.
Avere la sindrome del genio incompreso
Reputare di non essere capiti appieno dal prossimo a causa della propria presunta grande intelligenza o a causa della presunta inferiorità degli altri.
Avere l’acquolina in bocca
Letteralmente si riferisce alla salivazione che in modo spesso incontrollabile si scatena alla vista o al pensiero di un cibo particolarmente goloso (riflesso condizionato). Viene utilizzata a indicare quelle situazioni che attirano la nostra attenzione in quanto offrono la prospettiva di un semplice, immediato e positivo beneficio.
Avere le braccine corte
Dicesi di persona che tende ad essere avara nello spendere i propri risparmi.

Deriva verosimilmente dall’antica abitudine che i venditori di tessuti avevano, nel misurare la stoffa da vendere secondo la lunghezza del proprio braccio; se si allungava il braccio un po’ meno di quanto possibile, si otteneva il risultato di vendere meno stoffa, ma applicando il prezzo pieno.

Avere le carte in regola
Avere tutti i documenti richiesti; per estensione: tutto ciò che normalmente occorre, anche figuratamente: le qualità necessarie.
Avere le mani legate
Essere impossibilitati a compiere un’azione.
Avere le pezze al culo
Essere veramente ridotti al minimo sul piano economico.
Avere/sentire le farfalle nello stomaco
La strana sensazione allo stomaco che sente chi è innamorato.
Avere le mani bucate
Essere uno spendaccione.
(Avere un) conto in sospeso
Letteralmente: vantare un credito; figuratamente: aver subito un torto, di cui quindi si potrebbe voler richiedere una riparazione, le scuse ecc o da “ripagare” cioè di cui vendicarsi.
Avere un groppo in gola
Non riuscire a parlare per l’emozione.
Avere voce in capitolo
Avere l’autorevolezza per poter parlare, ricevere la dovuta considerazione, vedere ammessa la propria posizione, in proposito di un certo argomento. Il capitolo in questione è in realtà un calco del latino capitolum, “collegio” o “consiglio”; la frase fatta deriva infatti dall’uso monastico di dare voce, durante il “Capitolo”, ovvero la riunione quotidiana di tutti i monaci, soltanto a quanti tra essi avessero già pronunciato i voti perpetui; per traslato, chi “non ha voce in capitolo” è meno importante, come appunto i novizi nel monastero.

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